Padre Cutillazza era un sacerdote nel piccolo borgo di San Basilio con la passione per la natura e con la pratica di scienze esoteriche, ed era chiamato così perché portava sempre con sé un coltello.
La leggenda vuole che Padre Cutillazza fosse in possesso del “Libru du Cincucentu” (Libro del Cinquecento), un libro di magia contenente formule per incantesimi e sortilegi. Il suo uso attirava l’interesse di molte persone, specialmente per la promessa di mettere in contatto con i cari morti, attraverso oggetti o indumenti di questi ultimi. Attraverso un linguaggio oscuro permetteva di evocare gli spiriti in aiuto di chi celebrava il rito propiziatorio. Era anche facile, però, commettere errori durante il sortilegio: in questi casi, il rischio era di imbattersi in fenomeni imprevisti, come ritrovarsi in luoghi lontani contro il proprio volere.
Padre Cutillazza, persona molto riservata e schiva, amava perdersi nella natura di Rocca Sperlinga, arrampicandosi e scalando in questi luoghi irti e scoscesi alla ricerca dei nidi di ciavole, uccelli della famiglia dei corvidi, all’interno di cavità sopraelevate sugli strapiombi rocciosi.
Camminava per i sentieri per ammirare col fiato sospeso il panorama che si affaccia sul mare Tirreno. Amava portare in dono ai compaesani ramoscelli profumati e i nidi con i piccoli uccelli neri al loro interno.
Un giorno però cadde dalla rupe più alta, e la morte se lo prese con tutti i suoi segreti.
La leggenda ci tramanda la presenza dello spirito di Padre Cutillazza nelle campagne limitrofe alla Rocca Sperlinga, e nessuno sa che cosa ancora lo trattenga sulla terra e cosa sia necessario fare per liberarlo nell’aldilà.